martedì 10 giugno 2008

Sostiene il professore


Bella storia, entrare in un carcere! Arrivi carico del tuo immaginario, ricco di fotogrammi raccapriccianti, imbottito dei vari "sentito dire", e con questo spirito ti aspetti un ambiente tetro, minaccioso, plumbeo.

La realtà è ben diversa. Il carcere di Opera, superato il primo blocco, ti dà già un'impressione positiva, per via dell'ordine e della pulizia che regnano ovunque.
Un po' di ansia ti prende quando superi il secondo blocco, ansia stemperata dall'immenso giardino che circonda i fabbricati di cemento armato che "ospitano" i detenuti. Ansia che logicamente è riaffiorata al primo incontro con quelli che sarebbero diventati i miei "studenti".

Superato il primo imbarazzo, ho cominciato a guardarli uno per uno, cercando di immaginare di quale colpa si fossero macchiati per trovarsi in una situazione del genere.

Poi la discrezione piemontese ha preso il sopravvento su quelle che sono le "umane curiosità" ed ho cominciato ad interagire seriamente con "loro", i detenuti.

Emilia mi ha chiesto a bruciapelo che cosa ne pensavo, del mio incontro con "il Male". Io non ho risposto. Penso che di primo acchito avrei detto delle stupidaggini dettate più dalla fantasia che dalla realtà.

La cosa che mi spiazza di più, oggi che mi sembra di conoscere meglio i miei "ragazzi", che passo ore ed ora a lavorare con loro è che, salvo qualche caso, mi sembrano tutte persone assolutamente normali, dotate di garbo, entusiasmo, voglia di fare, pensieri positivi.

Non riesco, neppure sforzandomi, ad immaginarli mentre compiono anche uno solo dei reati efferati per i quali stanno scontando la pena.

Penso che "virare", allontanarsi da un sano comportamento civile, spesso sia solo questione di un attimo. Penso che possa veramente capitare a chiunque.

Perciò...occhio! Non vorrei annoverare tra i miei futuri "studenti" anche chi mi sta serenamente leggendo in questo momento...